Due di cuori

ho scritto t\’amo coi bit

La prima storia d’amore – Prefazione

Posted by devilmanga su 28 ottobre 2006

Note dell’autore
Ho scritto questo racconto sulle note di The Doors – When the music over (ascoltala), quindi verrebbe facile addossare tale colpa a loro.
In realtà il tutto è frutto di una disperata ricerca dell’inizio.
Chiunque ha avuto o avrà la sua prima volta, ma è la prima volta personale.
Mi sono sempre chiesto cosa sia davvero successo nel passato, dall’abbraccio al bacio, dallo sguardo al concepimento.
Altro non posso fare che rispondermi con la fantasia.
Pubblicherò ciò che credo sia accaduto un pò alla volta, senza alcuna cadenza, ma col vincolo almeno di terminare il tutto per i miei tre lettori.

PREFAZIONE – LA PRIMA STORIA D’AMORE

Ormai devo avere i segni di questa panchina sulla schiena.
Quando piove sono visibili ad occhio umano, quando c’è il sole li sentono solo le mie ossa.
Devo avere anche le guance abbronzate da un solo lato, questo sole mattiniero ha il vizio di alzarsi sempre dallo stesso lato.
Da sempre che io mi ricordi.
Ogni tanto qualche nuvola mi presta il favore di un po’ d’ombra, ma è il momento di un attimo.
Ogni tanto anche il vento ci prova, ma il suo risultato è della sabbia negli occhi, qui dove ancora è possibile trovare della sabbia.
Un piccolo parco cittadino, un piccolo angolo di “paradiso terrestre” ricostruito dagli uomini in memoria di com’erano questi posti.
Labile ricordo di tempi che qualcuno giura siano esistiti.
Ormai le strade e i palazzi sono il panorama naturale.
L’occhio umano si abitua a tutto, riuscendo anche a scordare come era bello amare l’orizzonte della terra.
Senza colori che si riflettono, ma la terra che mangia il giorno, semplicemente.
La calda luce di un tramonto è, ormai, una visione relegata a momenti di felicità con la propria amata.
Si dimentica che l’orizzonte in tempi passati era la fine di ogni giorno qui sulla terra.
Non dimenticherò mai il primo tramonto, qualcuno pensava che sarebbe esploso il sole.
Più che della bellezza mi ricordo la paura.
Quel rosso intenso sembrava la fine di un’era durata davvero molto poco, in realtà si stava progettando l’indomani.
Ormai mi sento parte integrante del paesaggio di questo parco.
Mi si vede subito, riconoscermi è un po’ più difficile.
Nessuno fa caso ad un vecchio seduto sempre sulla stessa panchina.
Un vecchietto un po’ diverso da altri, ma sempre con i suoi acciacchi e i suoi pensieri.
Se non avessi dei pensieri credo riempirei la testa con i più variegati cinguettii d’uccelli.
Sarebbe bello pensare cinguettando.
In fondo, anche il più cattivo dei pensieri avrebbe un suono celestiale.
E per l’invidia che nutro per questi esseri volanti che vengo loro a far visita.
Un po’ di molliche di pane sono sufficienti a riempire le loro pance e le mie orecchie.
Vengo anche per delle anatre qui dietro un piccolo stagno.
Il loro piumaggio è indescrivibile.
Mi ricorda un po’ la mia gioventù, mi ricorda un po’ la purezza e il candore pur se immerse nel più fangoso dei laghetti.
Ma non solo di esseri volatili ci si interessa invecchiando.
Anche agli esseri umani ogni tanto volgo lo sguardo.
A molti potrebbe sembrare qualcosa di deplorevole ma, in realtà, vengo qui alla ricerca di uno sguardo d’amore.
Osservo le nuove coppie di giovani che qui si giurano amore eterno.
Ne ho viste di coppie giurare in questo parco, e alcuni anche con persone diverse.
Vorrei essere capace di dipingere ogni primo bacio che ho potuto assistere.
Ma non è facile poterlo fare, perché non è facile prevederlo, e molto spesso rimane invisibile a chiunque ma indelebile nelle menti di chi si bacia.
E ogni tanto anche io sono testimone di questo attimo composto da spiccioli di secondi disposti in modo tale da sembrare eterno.
Ne potrei raccontare a migliaia, forse anche a milioni.
Che la cosa incredibile è il suono, ognuno diverso, mai sentiti due baci dello stesso suono.
Ricordo anche di aver assistito ad un bacio dove il suono prodotto era simile ad una pernacchia.
Ma ho avuto anche la sventura di assistere anche all’altra faccia della medaglia dell’amore.
Ho visto storie d’amore concludersi tragicamente.
Amori non corrisposti portati all’estremo della sopportazione umana.
E ho visto giovani smettere di credere di avere una possibilità nella vita senza la mano della sua amata nella sua.
Smettere di vivere.
Giovani uccisi dall’amore.
Da un difetto dell’amore, una piega che certamente non fu voluta da Dio.
Ho assistito anche al cambiamento che il simbolo del bacio ha assunto nel tempo.
Si cambia spesso persona con la quale ci si bacia.
Non credo comunque che ci sia nulla di male in tutto questo.
Anzi è bello vedere che i giovani d’oggi abbiano la possibilità di poter scegliere chi amare, e poter finalmente crescere.
Ho talmente tanto di quel tempo sulle ossa da poter ricordare d’una coppia che questo privilegio non lo ha mai potuto avere, ne avrebbe potuto averlo.
Chissà come è possibile che mi sia tornata alla mente questa storia in questa mia testa affollata di ricordi.
Raccontarla non è cosa semplice, come è difficile trovare qualcuno che sarebbe disposto ad ascoltarla.
Già l’ambientazione stessa della storia è difficile immaginarla, ci si può solo credere.
Credere ai miei ricordi, se non fossi io stesso testimone sarei il primo a darmi del bugiardo.
Una storia che affonda le sue radici prima ancora delle stesse radici di quel albero secolare.
Prima ancora dello stesso terreno sulle quali affondano le radici dell’albero.
Eppure è una semplice storia d’amore.
Con una particolarità in più: è la prima storia d’amore.

MarkScribano

8 Risposte to “La prima storia d’amore – Prefazione”

  1. lezia said

    Non ci sono parole per commentare questa storia…non vedo l’ora di leggere il resto…

  2. Rossana said

    anke io voglio pensare cinguettando!!!forse i pazzi già lo fanno…a proposito di pazzi, c’è un libro ke parla dei pazzi palermitani,ce n’era una ke stava tutto il giorno ad ascoltare il suo uccellino in gabia ke in realtà era un limone, oppure ce n’era un altro ke era moooolto solo, e ogni mattina si faceva svegliare dal postino, ogni mattina un telegramma ke egli stesso si mandava….ma sto andando fuori tema. marco!voglio il primo capitolo sulla mia scrivania per domani mattina!

  3. […] Prefazione […]

  4. […] Prefazione Capitolo 1 […]

  5. laura said

    ciao,
    anch’io sto scrivendo una sotria. Il protagonista e’ siciliano ma io sono di napoli e il siciliano non lo parlo. Non e’ che voi sapete come si chiamano i vermi in dialetto? Ci deve essere una parola precisa per quei vermi che escono dalla terra quando zappi.

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    complimenti

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