Due di cuori

ho scritto t\’amo coi bit

Archive for the ‘Scribacchiando’ Category

Il Primo blog scritto da una intelligenza artificiale

Posted by devilmanga su 31 marzo 2023

Dopo tanto parlare di AI, adesso è uscito il primo blog interamente scritto da una intelligenza artificiale.
Dai contenuti alla forma.
https://leglory.com/

Da non perdere!

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Web

Posted by devilmanga su 6 giugno 2019

Mio nuovo blog web è www.malura.it

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Invia auguri di natale su facebook

Posted by devilmanga su 22 novembre 2016

Invia auguri di natale su facebook a tutti i tuoi amici!
https://buon-natale-fb.it/invia-buon-natale-ai-tuoi-amici-di-facebook/

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Alcuni link

Posted by devilmanga su 13 novembre 2014

detersivi alla spina

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Invia i tuoi auguri di natale su facebook!

Posted by devilmanga su 5 dicembre 2013

auguri di natale facebook

Invia ai tuoi amici di facebook gli auguri di natale divertenti.
Basta andare su JINGLE BALLS e inviare la simpatica cartolina natalizia a tutti i tuoi amici!

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Sito di ricette di cucina

Posted by devilmanga su 28 novembre 2013

http://www.cucinaletizia.com è il sito di cucina del mio amore.
Potrete continuare a seguirci da lì, e gustare le prelibatezze che cucina il mio piccolo tesoro!

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Segnalando su Grillo

Posted by devilmanga su 29 settembre 2007

Visto che si fa tanto a parlare di Beppe Grillo, segnaliamo un sito ancora in costruzione www.amicidigrillo.it

Qualche articolo in particolare:

Non mancheremo di segnalarvi altri articoli degli amici di Beppe Grillo, io ormai l’ho messo tra i miei preferiti!

MarkGrillo

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Una rondine non fa primavera…ma tante si!

Posted by lezia su 20 aprile 2007

“Passeggio per le vie di un campo e ancora quell’attimo mi perseguita, quell’immaginario perfetto, quell’immensa armonia mi continua a sfiorare.
Il cielo non é più di quel grigio burrascoso, il sole é più caldo, il prato più verde.
C’è qualcosa di diverso nell’aria, sarà forse quel fresco venticello che piano piano mi accarezza il viso o saranno quei tuoi raggi ad illuminarmi la via…
Sembra facile viverti, ma non lo é per niente.
Di tanto in tanto spunti, conquisti, ci meravigli per poi lasciarci alla stagione più calda, più viva.
Rubi i cuori, li coccoli…
Cammino, lo sguardo si posa su un cespuglio…curiosa mi avvicino ad ammirare questa meraviglia della natura…questo gesto d’amore…
Vorrei accarezzarlo per vedere com’è fatto, mi ricordo l’immagine di un nido sul mio libro di prima elementare…e adesso é lì davanti ai miei occhi…
Sembrerà strano, ma il guardarlo mi da gioia…
Riflettono in me come uno specchio tutti i sensi della vita,la vita che presto nascerà allo schiudersi di quelle piccole uova,
la vita che da la vita, che splendida armonia, che splendida primavera…”

(In mezzo ai rami di un albero ecco cosa ho trovato…):

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LeziaSpring

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Capitolo II – La Prima Storia d’Amore

Posted by devilmanga su 22 novembre 2006

Prefazione
Capitolo 1

Non era casuale il gesto di Lucifero dello strapparsi le ali.
Oltre al gesto clamoroso intrinseco di significati, vi era una esigenza logistica: le armi.
Nessuno ha la capacità di reperire qualsiasi tipologia di armamentario  in paradiso né possibilità alcuna di forgiarne.
Ma tutti noi eravamo a conoscenza del Suassez.
Il Suassez è un osso a forma di S dalla punta appuntita che risiede nell’attaccatura stessa delle ali.
Con lo strappo delle ali, Lucifero ha staccato dal suo corpo anche questo osso che, ripulito dalle piume, è l’unico strumento di morte conosciuto in paradiso.
Appuntito e durissimo, capace di conficcarsi nelle carni di qualsiasi angelo, e di raggiungere l’interno delle viscere causando ferite mortali.
Le urla degli angeli che provenivano dalla vallata ci diedero una prospettiva su quanti angeli stessero sacrificando le proprie ali, e di conseguenza il proprio Suassez, per la loro causa.
Quelle urla si susseguirono per molto tempo, causate da un dolore è insopportabile, ma che non causa alcun danno alla schiena né alle articolazioni.
Basta un po’ di riposo per tornare in piedi, ma ormai senza ali.
E pur se solo urla si sentivano nell’eco dell’orizzonte, andava comunque tentata una soluzione pacifica.
Ma su chi avrebbe potuto fare da pacere in quella situazione di conflitto imminente, nessuno aveva risposta.
Tale decisione non rimaneva che fosse presa dal Consiglio degli Angeli.
Il Consiglio di Angeli è un consesso di angeli tra i più longevi del gruppo nella quale è nata la discussione.
Il Consiglio di Angeli è stata sempre l’unico strumento che gestiva i rapporti tra i vari angeli.
Il numero di Consiglieri varia, solitamente è uno per ogni mille angeli del gruppo.
E visto che il gruppo ritiratosi sul monte era composto da circa 20.000 angeli silenziosi, andavano ricercate le 20 persone più anziane.
Quasi spontaneamente uscirono dal gruppo e si allinearono a capo di esso.
Borbottarono qualcosa tra loro e appena il numero di venti angeli fu raggiunto si avviarono verso la cima, la parte più estrema del monte.
Lì dove il vento soffiava ancora più forte.
Dove la voce di Dio sarebbe stata più chiara.
Anche se la salita era di poche centinaia di metri, il Consiglio dei vecchi Angeli l’affrontò con qualche difficoltà.
Ma, una volta in cima, si sedettero a terra tutti formando un cerchio.
Il Consiglio degli Angeli era riunito, ma nessuno trovò il coraggio di rompere il silenzio.
Andava trovato al più presto un volontario.
Bastava uno sguardo fugace  per capire che nessuno del Consiglio possedeva le forze sufficienti per affrontare una simile impresa, fosse stato solo l’atto di scendere e di risalire il monte.
Tutto ciò che vi era da dirsi era ovvio ma nessuno trovava le parole per esprimersi.
Non potevano esserci condizioni, non erano contemplate né vie di mezzo né scappatoie.
O con Dio o contro di Dio.
I “disertori alla volontà di Dio” avrebbero dovuto accettare una simile resa e sperare nella misericordia del Divino.
E non era neanche possibile fornire una qualsiasi garanzia ai disertori.
Nessuno era davvero cosciente del disegno divino, né se davvero gli angeli vi trovassero spazio.
Si viveva di fede e, non se ne avevano neanche tanta da poterne dare.
E pur se dal basso continuavano le urla di angeli che decidevano di mutilarsi, era il silenzio della cima del monte che giungeva a noi.
Ognuno sentiva i  battiti del proprio cuore e nulla più.
Sin’a chè  Yosef uscì dal gruppo rimasti ai piedi della cima.
Fece dei piccoli passi avanti e chinò il capo.
Ognuno di noi posò lo sguardo su di lui e capimmo la sua scelta.
Yosef faceva parte degli angeli della nuova stirpe, era un ottimo candidato per ricoprire la carica di volontario.
Sarebbe stato un forte segnale agli angeli di nuova stirpe che non ebbero il coraggio di accettare il volere divino, soprattutto perché convinti di essere i primi coinvolti in tale disegno.
Yosef iniziò la salita sulla cima del monte.
Arrivato davanti al consesso, tutti si girarono nel guardarlo in volto.
In lui non c’erano dubbi.
O meglio ne aveva sulla sua sorte, ma non sul da farsi né su ciò che andava fatto.
Tutto il consiglio si alzò in piedi e ognuno mise una mano su di lui, sulla sua testa.
L’investitura era dunque ufficiale.
In fretta il consiglio preparò un documento da consegnare a Lucifero in persona.
I punti essenziali li avevano chiari in mente tutti, quindi nessuna difficoltà si venne a creare né punti in disaccordo.
La pergamena fu scritta con la Penna di Piume e col sangue dell’Arcangelo Gabriele, l’angelo più anziano.
Yosef non lesse il contenuto della pergamena, la strinse solo con molta forza nella sua mano destra.
Al momento della consegna a Yosef, gli fu indicata l’immensa pianura.
E proprio mentre Yosef guardava l’immensa distesa ai piedi del monte, un altro grido molto violento arrivò sino in cima.
Anche il vento era cessato.
Yosef scese con molta calma il monte.
Ogni passo sembrava pensato, studiato.
Ogni ramoscello spezzato nel suo cammino, un momento della sua vita emergeva.
Appena sceso a valle, un gruppo di angeli ormai privi di ali lo aggredì.
Lo tennero stretto per la schiena e lo portarono dinnanzi ai piedi Lucifero.
Lo sguardo glaciale di Lucifero scosse Yosef dall’interno.
Sguardo che scese sino alla cintola dell’emissario dove aveva legata la pergamena del Consiglio.
Con presa possente gliela strappò e senza proferire fiato lesse:

“Dalla Luce del Divino veniamo noi tutti suoi figli.
Non è nostro dovere discutere i suoi disegni e non è nostro compito discuterli, modificarli o correggerli.
Abbandonate ogni idea che nella vostra mente vi confonde.
Abbiate la Fede necessaria per credere che il Nostro Padre non può aver dimenticato nel suo Disegno i suoi figli.
Che ognuno di Noi continuerà a servire il Divino e la Luce del Verbo splenderà sempre su di noi.
Non siamo a conoscenza del volere di Dio, ma la nostra Fede è così grande da credere nei suoi piani sino all’ultimo sacrificio.
Vi chiediamo di rispettare il volere del Nostro Padre e di tornare presso la Sua Luce, dove troverete certamente pace e ristoro.
Pregheremo insieme affinché voi troviate il Perdono.

Il Consiglio dei 20 figli della Prima Luce.”

Appena Lucifero smise di leggere, una risata uscì dalla sua bocca, così fragorosa che arrivò sino in cima.
Guardo la pergamena e la strinse in un pugno.
La prese a morsi e ne sputò i pezzetti.
Con un cenno ordinò ai suoi uomini di aumentare la presa su Yosef, mai liberato.
Con passo lento circumnavigò Yosef e i suoi uomini.
Arrivato alle spalle dell’ambasciatore del Consiglio, gli strappò le ali.
Yosef non emise fiato anche se il dolore doveva essere tanto.
Lo strappo fu netto e brutale, con una forza che solo l’odio può generare.
Lucifero con entrambe le braccia teneva le ali di Yosef dalla punta più estrema delle piume.
Né lasciò cadere una a terra e con forza brutale separò l’ala dall’osso Suassez.
Lo ripulì dalle piume rimastevi coi denti e con la lingua.
Si avvicinò a Yosef da dietro la schiena e conficcò il suo stesso Suassez dietro la schiena.
Neanche questa volta Yosef emise fiato.
Morì come solo un angelo sa fare, sorridendo.
Sorrideva Yosef quando ormai per lui era finita e il suo sguardo era rivolto verso la luce.
Era la prima vittima di una guerra senza un motivo che non fosse da ricercarsi in un alito di vento.
Una guerra tra le più angeliche delle creature.
Una guerra che non poteva avere vincitori o vinti, ma solo superstiti.
Ma era pur sempre una guerra, e in tutte le guerre chi viene ucciso è nostro fratello.

MarkScribano

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Capitolo I – La Prima Storia d’Amore

Posted by devilmanga su 29 ottobre 2006

PREFAZIONE

CAPITOLO 1

Giunse la notizia trasportata dal vento.
Ciò che è non sarà più.
Nessuno capii in principio quelle parole.
Ma anche senza essere comprese, quando giunsero alle orecchie degli angeli devastarono la loro mente.
Ciò che è non sarà più.
E’ dunque la fine del verbo?
Furono migliaia gli angeli che si radunarono ai piedi del Monte Simblan con l’intento di discutere il significato di tali parole.
Con l’arroganza di riuscire a comprendere il Progetto Divino al quale nessuno era permesso posare lo sguardo.
Ciò che è non sarà più.
Quale reale significato celava tale frase che, ormai, echeggiava per tutta la vallata della Luce della Nuova Nascita.
Un immenso prato, immerso da una nebbia di luce, dall’erba dritta verso il cielo alta sino al ginocchio.
Un consesso di angeli dal numero sempre crescente si radunò dove la valle e il Monte si confondevano e si fondevano.
Senza distinzione si radunarono angeli di vecchia e nuova stirpe.
Ogni angelo è ad immagine dell’uomo, come ogni uomo è immagine di Dio, e in esso sono le sue misure fisiche.
E come è la specie umana, anche il colore della pelle degli angeli ha varie sfumature.
Ciò che crea la differenza tra vecchia e nuova stirpe è una piccola cintola sulla tunica bianca che solitamente indossa ogni angelo.
La vecchia stirpe indossa una cintola bianca, la nuova una cintola nera.
Altra differenza tra la vecchia stirpe e la nuova stirpe è una piccola gobba sotto la tunica.
Solo alla vecchia stirpe è stato fatto il dono di ali piumate composte da sette piccole alette per lato.
La nuova stirpe è stata generata dalla vecchia stirpe mentre la vecchia stirpe fù generata col verbo.
E solo chi è stato generato col Verbo può risiedere alla destra di Dio.
Nessun angelo disponeva di qualsiasi tipo di plantare.
Ciò che stava accadendo non aveva alcun tipo di precedenti.
Nessuno avrebbe mai immaginato che potesse venire messa in discussione la voce che il vento portava.
Un ordine di Dio deve essere portato al termine in ogni modo, in ogni luogo.
Ciò che è non sarà più.
Nostro compito e nostro dovere obbedire e credere nel più ferreo dei modi.
Ma l’incertezza trova terreno fertile sulle menti di tutti.
Quale destino era stato assegnato ai luoghi del Paradiso? Quale destino a noi stessi?
Il dubbio ci mise davvero poco a mutarsi in paura.
Uno sfarfallio della fede nel nostro cuore.
Era divenuto impossibile non gelare di fronte all’alito di vento che bisbigliava: “Ciò che è non sarà più.”
Nel cuor mio fui certo che avrei obbedito a qualsiasi comando mi fosse chiesto di adempiere.
Ma continuavo a stringere la tunica all’altezza del petto, quasi come a mantenere il cuore al posto di comando.
Ciò che è non sarà più.
Ciò che sarebbe sempre stato creduto impossibile avvenne: alcuni angeli dalla paura smisero di credere.
Pur se nasci e cresci nella Luce Divina smetti d’aver fede.
Smetti di credere che rientrerai comunque nel progetto maestoso del Divino Creatore.
E come tutte le paure e le angosce, ci mettono poco a trovare un leader che si faccia loro portavoce.
La paura degli angeli venne messa in bocca a Lucifero.
Lucifero era membro d’alta casta degli angeli di vecchia stirpe.
Tra i fedelissimi figli del Divino Creatore.
Aveva uno sguardo di ghiaccio e dei capelli lunghi sino alla spalla dal color luce.
Un Leader importante e carismatico come Lucifero aumentò la presa di coscienza degli angeli nel ribellarsi a Dio.
Questa nuova forma di pensiero di ribellione alla volontà Creatore coinvolse e convinse soprattutto gli angeli di Nuova Stirpe, i quali consideravano “ciò che è non sarà più” delle parole rivolte a loro, in quanto loro non erano stati generati dal Verbo.
Ciò che è non sarà più.
Il vento iniziò a fischiare sempre più forte.
Prese in pieno volto la faccia di Lucifero alzandogli la sua chioma dorata quasi parallela al terreno.
Il suo sguardo si perse in direzione del vento.
D’improvviso si tolse la tunica, come di scatto, e aprì le sue immense ali.
Si portò le braccia dietro la schiena lentamente, ma si strappò via le ali con enorme forza e velocità, con un unico strattone.
Emise un urlo che fece tremare pure il Monte Simblam, oltre alle coscienze di noi tutti.
Quando si strappò le ali, le gettò entrambe a terra.
Non era possibile credere che davvero stesse accadendo, eravamo testimoni di un qualcosa che reputavamo, prima della voce nel vento, impossibile
Un gesto di sfida nei confronti di Dio.
La durezza e la fermezza del gesto di Lucifero, accese in modo particolare dei dubbi nelle menti dei più anziani.
Il dubbio che Lucifero sapesse qualcosa del Disegno Divino si attanagliò.
Tutti sapevano che un Angelo come Lucifero, uno dei più vicini allo stesso Dio, potesse aver saputo, potesse già conoscere il nostro destino, e per ciò che trova tanta forza e tanta fermezza nel ribellarsi.
Coloro ai quali la fede traballava vacillò definitivamente dinnanzi al gesto di Lucifero.
Si unirono, ormai desiderosi di cambiare il proprio destino.
Un tentativo di dirottamento dal Disegno Divino per noi tutti ormai scritto.
Per noi rimasti fedeli, o meglio, rimasti con un po’ di fede, non rimase che voltare loro le spalle.
Li guardammo un’ultima volta prima di dirigerci sul Monte Simblam.
Sapevamo che quello sguardo posato su di loro sarebbe stato l’ultimo con un po’ di pietà per il loro destino.
Salimmo non senza fatica, ma sempre compatti su in cima al Monte.
Da lì potemmo osservare i “senza fede” cospirare contro il disegno divino.
Era come se un capello di Dio si ribellasse al suo volere.
Ma andava in ogni modo fermato quello scempio profano.
Di questo ne eravamo ormai tutti certi.
Nessuno parlava, si restava a guardare l’immensa Pianura di Luce sottostante.
Nessuno aveva il coraggio di pensare che sarebbe stato nostro dovere il fermare chi si opponeva a Dio, in qualsiasi modo.
Sino a che, l’Arcangelo Gabriele, uscì dal gruppo degli angeli e arrivò a camminare sino al precipizio.
Da lì estese lo sguardo verso l’infinito.
Da lì estese il suo braccio destro verso l’infinito perpendicolare al corpo, col palmo della mano aperta rivolta verso il basso disse: “Sia fatta la volontà di Dio”.
Da quel momento in poi, una vecchia canzoncina iniziò a diffondersi nella mente e nel cuore di noi tutti:
“Non si può versare del Sangue di Angelo, perché nessuna terra lo berrebbe…”
MarkScribano

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La prima storia d’amore – Prefazione

Posted by devilmanga su 28 ottobre 2006

Note dell’autore
Ho scritto questo racconto sulle note di The Doors – When the music over (ascoltala), quindi verrebbe facile addossare tale colpa a loro.
In realtà il tutto è frutto di una disperata ricerca dell’inizio.
Chiunque ha avuto o avrà la sua prima volta, ma è la prima volta personale.
Mi sono sempre chiesto cosa sia davvero successo nel passato, dall’abbraccio al bacio, dallo sguardo al concepimento.
Altro non posso fare che rispondermi con la fantasia.
Pubblicherò ciò che credo sia accaduto un pò alla volta, senza alcuna cadenza, ma col vincolo almeno di terminare il tutto per i miei tre lettori.

PREFAZIONE – LA PRIMA STORIA D’AMORE

Ormai devo avere i segni di questa panchina sulla schiena.
Quando piove sono visibili ad occhio umano, quando c’è il sole li sentono solo le mie ossa.
Devo avere anche le guance abbronzate da un solo lato, questo sole mattiniero ha il vizio di alzarsi sempre dallo stesso lato.
Da sempre che io mi ricordi.
Ogni tanto qualche nuvola mi presta il favore di un po’ d’ombra, ma è il momento di un attimo.
Ogni tanto anche il vento ci prova, ma il suo risultato è della sabbia negli occhi, qui dove ancora è possibile trovare della sabbia.
Un piccolo parco cittadino, un piccolo angolo di “paradiso terrestre” ricostruito dagli uomini in memoria di com’erano questi posti.
Labile ricordo di tempi che qualcuno giura siano esistiti.
Ormai le strade e i palazzi sono il panorama naturale.
L’occhio umano si abitua a tutto, riuscendo anche a scordare come era bello amare l’orizzonte della terra.
Senza colori che si riflettono, ma la terra che mangia il giorno, semplicemente.
La calda luce di un tramonto è, ormai, una visione relegata a momenti di felicità con la propria amata.
Si dimentica che l’orizzonte in tempi passati era la fine di ogni giorno qui sulla terra.
Non dimenticherò mai il primo tramonto, qualcuno pensava che sarebbe esploso il sole.
Più che della bellezza mi ricordo la paura.
Quel rosso intenso sembrava la fine di un’era durata davvero molto poco, in realtà si stava progettando l’indomani.
Ormai mi sento parte integrante del paesaggio di questo parco.
Mi si vede subito, riconoscermi è un po’ più difficile.
Nessuno fa caso ad un vecchio seduto sempre sulla stessa panchina.
Un vecchietto un po’ diverso da altri, ma sempre con i suoi acciacchi e i suoi pensieri.
Se non avessi dei pensieri credo riempirei la testa con i più variegati cinguettii d’uccelli.
Sarebbe bello pensare cinguettando.
In fondo, anche il più cattivo dei pensieri avrebbe un suono celestiale.
E per l’invidia che nutro per questi esseri volanti che vengo loro a far visita.
Un po’ di molliche di pane sono sufficienti a riempire le loro pance e le mie orecchie.
Vengo anche per delle anatre qui dietro un piccolo stagno.
Il loro piumaggio è indescrivibile.
Mi ricorda un po’ la mia gioventù, mi ricorda un po’ la purezza e il candore pur se immerse nel più fangoso dei laghetti.
Ma non solo di esseri volatili ci si interessa invecchiando.
Anche agli esseri umani ogni tanto volgo lo sguardo.
A molti potrebbe sembrare qualcosa di deplorevole ma, in realtà, vengo qui alla ricerca di uno sguardo d’amore.
Osservo le nuove coppie di giovani che qui si giurano amore eterno.
Ne ho viste di coppie giurare in questo parco, e alcuni anche con persone diverse.
Vorrei essere capace di dipingere ogni primo bacio che ho potuto assistere.
Ma non è facile poterlo fare, perché non è facile prevederlo, e molto spesso rimane invisibile a chiunque ma indelebile nelle menti di chi si bacia.
E ogni tanto anche io sono testimone di questo attimo composto da spiccioli di secondi disposti in modo tale da sembrare eterno.
Ne potrei raccontare a migliaia, forse anche a milioni.
Che la cosa incredibile è il suono, ognuno diverso, mai sentiti due baci dello stesso suono.
Ricordo anche di aver assistito ad un bacio dove il suono prodotto era simile ad una pernacchia.
Ma ho avuto anche la sventura di assistere anche all’altra faccia della medaglia dell’amore.
Ho visto storie d’amore concludersi tragicamente.
Amori non corrisposti portati all’estremo della sopportazione umana.
E ho visto giovani smettere di credere di avere una possibilità nella vita senza la mano della sua amata nella sua.
Smettere di vivere.
Giovani uccisi dall’amore.
Da un difetto dell’amore, una piega che certamente non fu voluta da Dio.
Ho assistito anche al cambiamento che il simbolo del bacio ha assunto nel tempo.
Si cambia spesso persona con la quale ci si bacia.
Non credo comunque che ci sia nulla di male in tutto questo.
Anzi è bello vedere che i giovani d’oggi abbiano la possibilità di poter scegliere chi amare, e poter finalmente crescere.
Ho talmente tanto di quel tempo sulle ossa da poter ricordare d’una coppia che questo privilegio non lo ha mai potuto avere, ne avrebbe potuto averlo.
Chissà come è possibile che mi sia tornata alla mente questa storia in questa mia testa affollata di ricordi.
Raccontarla non è cosa semplice, come è difficile trovare qualcuno che sarebbe disposto ad ascoltarla.
Già l’ambientazione stessa della storia è difficile immaginarla, ci si può solo credere.
Credere ai miei ricordi, se non fossi io stesso testimone sarei il primo a darmi del bugiardo.
Una storia che affonda le sue radici prima ancora delle stesse radici di quel albero secolare.
Prima ancora dello stesso terreno sulle quali affondano le radici dell’albero.
Eppure è una semplice storia d’amore.
Con una particolarità in più: è la prima storia d’amore.

MarkScribano

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